Uso e abuso di droga in adolescenza

Uso e abuso di droga in adolescenza

L’adolescenza è stata storicamente l’oggetto di studio della psicologia e della psichiatria, le quali hanno cercato di definire le principali dinamiche psichiche e comportamentali che la caratterizzano. Erikson vedeva nell’adolescenza la fase di acquisizione di un’identità differente da quella infantile; Freud rilevava in questa fase la genesi della libido e l’instaurarsi di relazioni di coppia e d’intimità differenti da quelle genitoriali; Piaget identificava nell’adolescenza l’evoluzione cognitiva che consentiva l’acquisizione di modalità di pensiero più complesse e astratte.

Senza soffermarci sulla letteratura scientifica, è noto a tutti che l’adolescenza rappresenta un periodo particolarmente complesso, caratterizzato da cambiamenti psicofisici e relazionali, che possono destabilizzare, e quindi mettere a dura prova l’adolescente. Da un punto di vista fisico, nella fase preadolescenziale (8-13 anni) avviene la maturazione dell’apparato sessuale e lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari (crescita del seno, dei peli pubici per le femmine, lo sviluppo del pene, la raucizzazione del tono della voce nei maschi).

Lo sviluppo fisico in questa fase è veloce e spesso tali cambiamenti hanno bisogno di una soglia temporale più ampia per essere accettati psicologicamente, provocando disagio e insicurezza. In sintesi, il preadolescente deve rielaborare una nuova identità corporea, accettare il cambiamento e la maturazione, iniziando a costruire un nuovo sé.

Nell’adolescenza (13-19 anni) avviene un altro cambiamento importante: l’adolescente inizia a mettere in crisi gli schemi relazionali realizzati con le figure genitoriali (processo di separazione – individuazione) distanziandosi da questi ultimi e iniziando a creare la propria autonomia. Possono manifestarsi comportamenti di ribellione, di chiusura, di anticonformismo, che preoccupano i genitori, poiché viene a mancare un equilibrio in precedenza stabilizzato.

A tal proposito assumono centralità le relazioni esterne da quelle famigliari, l’adolescente inizia a integrarsi nel gruppo dei pari, a identificarsi come agente autonomo, indipendente, anche se tale conquista è connotata da pensieri irreali e privi di una struttura di personalità realmente stabile. Di conseguenza i cambiamenti psicofisici, relazionali, il distacco famigliare, associati a un’apparente autonomia e maturità, possono predisporre l’adolescente a una forte vulnerabilità che lo può, in molti casi predisporre a comportamenti a rischio.

Con l’avvento dell’adolescenza anche i genitori possono riscontrare una destabilizzazione. Non riescono ad accettare i comportamenti di ribellione, d’isolamento, la ricerca di maggiore autonomia da parte figlio e spesso appaiono preoccupati eccessivamente.

È importante porre l’accento che paradossalmente tali comportamenti (se non eccessivi e pericolosi) fanno parte della normale evoluzione psichica della persona e pertanto, il genitore deve essere in grado di gestirli in modo autorevole, evitando la messa in atto di comportamenti autoritari o permissivi. A differenza dello stile genitoriale autoritario o permissivo, quello autorevole sostiene l’adolescente nel processo di crescita, negoziando adeguatamente i conflitti e consentendo di sviluppare un’identità matura e responsabile.

Un genitore in grado di mettere in atto un comportamento autorevole permette all’adolescente di sviluppare una personalità strutturata, definendo i confini tra libertà e rispetto delle regole, attraverso un atteggiamento assertivo, che non è vissuto dal figlio come invadente o restrittivo. Dall’altro lato, l’adolescente identificandosi e assimilando tale stile relazionale, attraverso l’imitazione (processo di modellamento) impara ad autoregolarsi, a relazionarsi con gli altri senza sottomettersi o senza prevalere, sviluppando autonomia e responsabilità sociale.

Le dinamiche adolescenziali sono chiaramente più complesse e riguardano diversi aspetti che in quest’articolo non saranno analizzate, di conseguenza l’articolo non intende assolutamente dare una spiegazione totalizzante sull’adolescenza ma mira a fornire piccoli spunti di riflessione che possono aiutare il lettore a prevenire eventuali comportamenti a rischio, come l’assunzione di droga, alcolismo, gioco d’azzardo patologico, in una particolare fase di vita, che come abbiamo visto, appare ampiamente a rischio.

 

Assunzione di droga e alcool in adolescenza

Ho descritto velocemente alcuni aspetti che caratterizzano l’adolescenza, una fase evolutiva spesso temuta dai genitori, proprio perché la ricerca dell’autonomia nell’adolescente non è adeguatamente correlata a una responsabilità dell’autonomia. Il rischio di abuso di sostanze stupefacenti o di alcool in adolescenza è molto ampio. La vulnerabilità psicologica, la voglia di provare emozioni intense, di sentirsi forti, l’insicurezza psicofisica e una destabilizzazione conseguente a una personalità non ancora adeguatamente strutturata, predispongono l’adolescente verso sostanze che possano rappresentare un modo per fuggire dalla realtà, per far pronte al disagio, per essere integrati nel gruppo dei pari.

Cercare di identificare un solo fattore che possa spiegare perché l’adolescente si avvicina alla droga, diventa ed è generalmente molto complicato, poiché le motivazioni sono individuali e possono ampiamente variare da un adolescente all’altro. Alcuni adolescenti assumono sostanze psicotrope e psicostimolanti per sentirsi a proprio agio, per far fronte a un disagio intrapsichico, altri per fuggire da vuoti esistenziali, da conflitti con le figure genitoriali, altri ancora per identificarsi con il gruppo dei pari, per evitare l’esclusione e per condividere un’esperienza “proibita” che attrae. Infine vie è chi ricorre alla droga per alleviare l’ansia, la depressione, per scarso interesse nelle attività di vita quotidiana o per sentirsi “grandi”.

Le motivazioni possono essere le più svariate e apparentemente banali, ma è importante che l’adulto possa rappresentare in questa fase un “porto sicuro”, offrendo sostegno e vicinanza affettiva, poiché come ampiamente dimostrato, la vulnerabilità adolescenziale e il facile accesso alle droghe spesso si associano, dando luogo all’inizio di una futura dipendenza.

Riconoscere il rischio che il proprio figlio assuma sostanze stupefacenti non è sempre facile, ma esistono degli indicatori che possono in qualche modo avvalorare o escludere tale ipotesi – paura. Gli adolescenti sono tipicamente degli “sperimentatori” assumendo o abusando di sostanze psicostimolanti, inizialmente solo in particolari contesti e situazioni (in discoteca, durante una festa importante) per godere di effetti disinibitori e di benessere sociale. Un pensiero ricorrente presente in molti adolescenti è pensare di poter smettere quando si vuole e l’evidente inconsapevolezza dei danni neurologici e psicologici che certe droghe possano provocare, già dalla prima assunzione.

È importante osservare particolari comportamenti dell’adolescente, che possono rappresentare un campanello di allarme, come una pervasiva irritabilità, un’eccessiva chiusura emotiva e relazionale, eventuali comportamenti caratterizzati da distraibilità, scarsa motivazione, e la condivisione di molto tempo con persone a rischio. Il genitore dovrebbe osservare attentamente eventuali comportamenti “post serata” poiché esaurito l’effetto euforizzante di certe droghe, lo stato psicofisico dell’assuntore si caratterizza da fiacchezza fisica, improvviso abbassamento dell’umore, confusione, aggressività ingiustificata (stato di “Down”). Osservare se questi sintomi, che possono apparire normali, si manifestato sempre dopo particolari eventi, cercando di dare una spiegazione più esaustiva che possano meglio giustificarli. Molti genitori ricorrono ispezioni forzate, a perquisizioni personali, mettendo (comprensibilmente) in atto un comportamento autoritario e punitivo.

Controllare, punire o imporre senza spiegare, generalmente rappresenta una strategie fallimentare per diminuire l’assunzione o per aumentare la consapevolezza, provocando ulteriore disagio e frustrazione, alimentando indirettamente il comportamento negativo. Riconoscere, identificare e affrontare adeguatamente il problema insieme al figlio, cercando di creare una comunicazione empatica, comprendere le motivazioni latenti è un buon inizio.

È importante rivolgersi a un professionista esterno, il quale potrà fornire delle direttive relazionali o prendere in carico l’adolescente, il quale potrà esprimere e rielaborare le motivazioni implicite che lo inducono all’assunzione di sostante o all’abuso di alcool. Ho ascoltato e seguito genitori disperati, angosciati e fortemente preoccupati per le sorti del figlio, con i quali giorno dopo giorno, con speranza e tenacia, abbiamo ricomposto i pezzi di un puzzle, che sembrava irrealizzabile.

 

L'uso della droga è prefigurazione del suicidio. Alterare la mente equivale in prospettiva a sopprimerla, a cancellare l'essenza della persona. E non di rado fra i drogati il suicidio si traduce dalla prefigurazione al fatto

Fausto Gianfranceschi

 

Consigli

  • Osserva attentamente particolari comportamenti inusuali.
  • Mantieni la calma e realizza una comunicazione autorevole.
  • Rivolgiti a uno Psicologo.

Avvertenze

  • Sottovalutare il problema e come legittimarlo.
  • Evita pseudo professionisti (non riconosciuti dalla legge, non iscritti all’ordine professionale.)

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About Author

Giorgio Spennato

Psicologo Clinico Forense, iscritto all'ordine degli Psicologi della Regione Puglia, referente nazionale in materia di criminologia e sicurezza per IKMI. Psicologo a Gallipoli - Lecce

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