Bassa autostima: come migliorarla
Lo Psicologo Albert Bandura nella sua corrente teorica sottolineava l’importanza del concetto di autoefficacia percepita, caratterizzata dalla consapevolezza della persona nell’essere capace di padroneggiare e dominare specifiche situazioni, attività o aspetti del proprio funzionamento psicologico e sociale. Semplificando l’autoefficacia è l’insieme delle credenze e dei pensieri che la persona attribuisce a se stessa in merito ad alcune capacità o situazioni specifiche. Tale concetto è fortemente correlato a un altro costrutto di notevole importanza per il benessere psicologico: l’autostima. L’autostima è un insieme di convinzioni più o meno stabili che la persona ha di se stessa. Il concetto di autoefficacia percepita e di autostima sono fortemente correlate tra di loro che si influenzano e si costruiscono reciprocamente.
Quali sono i rischi di una scarsa autostima?
Mi piacerebbe introdurre le molteplici conseguenze di una scarsa autostima e autoefficacia, citando un interrogativo: se non credi in te stesso, chi credi che lo farà? Secondo il mio punto di vista, nessuno. Se qualcuno lo farà al posto tuo, sarà comunque insufficiente.
Diventa quindi fondamentale per vivere bene, intervenire per migliorare e potenziare questi due costrutti intrapsichici. È un percorso difficile e arduo, ma i risultati trasversali sono notevolmente positivi, se applichiamo una valutazione tra costi/benefici. Solo per citarne alcuni, maggiore padronanza, dominio, consapevolezza di se stessi, autostima e autoefficacia, consentono:
- migliori relazioni sociali;
- maggiore successo finanziario;
- incremento del benessere psicofisico;
- maggiore capacità di risolvere problemi;
- maggiore felicità generale.
Possiamo affermare quindi che questi due costrutti sono dei “pilastri psicologici” del nostro equilibrio psichico. È importante quindi fermarsi un attimo e riflette sulle credenze e sul valore che attribuiamo a noi stessi, in quanto chi ha bassa autostima e autoefficacia, sperimenta generalmente i seguenti sintomi:
- Diffidenza e ansia generalizzata verso gli altri e verso il mondo;
- Una predisposizione relazionale di dipendenza dagli altri;
- Incapacità/difficoltà a esprimere le proprie idee/diritti;
- Rinuncia a perseverare nel raggiungere obiettivi di vita significativi;
- Assume un atteggiamento pessimistico e passivo nei confronti degli eventi;
- Non sceglie e si accontenta (morte psicologica);
- Resta nella zona confort anche se spiacevole;
- Non rischia, non cambia, rinuncia ai propri sogni.
Questi aspetti insieme ad altri di simile natura, predispongono conseguentemente l’individuo a comportamenti a rischio, come l’assunzione di stupefacenti e alcool, comportamenti violenti e impulsivi, relazioni affettive disfunzionali, il blocco in situazioni lavorative inappropriate e sofferenti. È quasi impossibile predire tutte le conseguenze di una debole autostima e autoefficacia, ma indubbiamente le aspettative non possono essere positive.
Di positivo vi è la certezza che questi aspetti, cosi impliciti e profondi, che per loro natura sono dinamici, quindi soggetti a cambiamenti, possono essere cambiati e potenziati.
Trattamento dell’autostima bassa
Come ampiamente dimostrato, il miglioramento e il potenziamento dell’autostima e in generale della visione di noi stessi, è una premessa fondante il benessere psicofisico. Tipicamente le persone con una visione pessimistica di se stessi, ricorrono a un percorso psicologico quando il disagio/malessere diventa costante e quotidiano. È raro, almeno nella mia esperienza clinica, che un paziente esperisca un disagio specifico che riguardi l’autostima. Tipicamente la visione negativa di se stessi è latente e si manifesta inizialmente attraverso un quadro generale problematico, caratterizzato da dipendenza affettiva, relazioni abnormi, insicurezza, disturbi d’ansia, depressione, ecc.
Il primo aspetto terapeutico per debellare ogni aspetto negativo che riguarda visione carente di noi stessi, è veicolato dalla parola consapevolezza. Il primo intervento è quindi fermarsi, riflette sull’immagine che abbiamo di noi stessi, sulle nostre credenze e sulle limitazioni che ne conseguono. Il secondo aspetto è ribellarsi, inteso in termini positivi, e dire “devo fare qualcosa”. Il terso passo è chiedere aiuto a uno specialista, il quale potrà sostenere la persona nel potenziamento dei vari aspetti dell’autostima/autoefficacia.
Sono necessari due elementi per poter iniziare e concludere con successo il mio percorso psicologico: coraggio e perseveranza. Senza questi due aspetti, il lavoro non consente di raggiungere obiettivi concreti e valutabili.
L’intervento psicologico per aumentare l’autostima
L’intervento psicologico per aumentare l’autostima riguarda tutti gli aspetti della persona che sono caratterizzati da una visione poco valoriale e che impediscono di raggiungere il benessere e il successo desiderato. Il focus non è mirato solo al debellamento dei pensieri e delle credenze negative, ma mira a un progressivo potenziamento di tutte le dimensioni che riguardano la persona. L’intervento di natura cognitivo comportamentale consente di lavorare sulle “barriere mentali” che concorrono a mantenere una scarsa visione di se. Paure, insicurezze, rinunce, fallimenti, perdite, vengono affrontate gradualmente e trasformate in risorse. Vengono sostituite con parole cardine come: coraggio, forza, resilienza, miglioramento.
“Cadi sette volte, rialzati otto”
Non si tratta di evitare il dolore o la paura, ma riguarda un percorso in cui le paure vengono oltrepassate, superate e trasformate in strumenti di forza. Il fine del percorso psicologico è riprendere in mano la propria vita, acquisendo consapevolezza e dominio di se stessi, <<vivendo al di la della paura>>
Consigli
- Fermati e valuta la tua autostima/autoefficacia
- Chiediti quanto influenza il tuo benessere
- Non focalizzarti sul problema, ma inizia a lavorare sulla soluzione
- Investi su te stesso, è l’investimento che paga i più alti interessi
- Chiedi una consulenza a un professionista
- Riprendi in mano la tua vita
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