Curare gli attacchi di panico

Curare gli attacchi di panico e sconfiggere l’ansia

L’ansia la possiamo definire (in termini semplici) una reazione psicofisica, un “campanello di allarme” che si attiva quando la nostra mente percepisce nell’ambiente circostante un pericolo. Quindi la funzione alla base dell’ansia è salvaguardarci da un eventuale pericolo.  Quando siamo invece di fronte a un’ansia patologica? Quando questa risorsa cosi importante, che ci salva la vita in molte situazioni ostili, si trasforma nel suo esatto contrario, diventando patologica? Senza soffermarci sulle motivazioni che sono alla base nella genesi di un disturbo d’ansia, che possono essere molteplici, in quest’articolo affronterò uno dei disturbi più invalidanti tra i disturbi d’ansia: gli attacchi di panico.

Gli attacchi di panico si differenziano dall’ansia patologica, dalle fobie specifiche, in quando gli attacchi di panico si manifestano improvvisamente, con un’intesa ed estrema sensazione di paura, in un tempo limitato che va da circa un minuto a circa dieci minuti. Quest’arco temporale appare limitato ma la sintomatologia degli attacchi di panico è cosi forte e invalidante che uno o dieci minuti rappresentano, come espresso da molti pazienti, il tempo più brutto della loro vita. Un attacco di panico può manifestarsi improvvisamente o al contrario generarsi da una leggera sensazione di ansia crescente, raggiungendo il suo picco in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano quattro o più dei seguenti sintomi:

  • Paura di morire;
  • Paura di perdere il controllo o d’impazzire;
  • Derealizzazione (sensazione d’irrealtà);
  • Parestesie (sensazione di torpore o formicolio);
  • Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia;
  • Sudorazione;
  • Tremori o grandi scosse;
  • Dispnea o sensazione di soffocamento;
  • Dolore o fastidio al petto;
  • Nausea o dolori addominali;
  • Vertigini, instabilità psicomotoria;
  • Brividi o vampate di calore;

L’attacco di panico è spesso scambiato con l’infarto, infatti, è tipico vedere persone che si recano al pronto soccorso con tale idea, salvo poi riscontrare dalle analisi mediche l’assenza di disturbi cardiaci, e riscontrare che si è trattato di un attacco di panico (la diagnosi ha chiaramente ha un iter molto più complesso e profondo).

Gli attacchi di panico vengono spesso minimizzati nella loro importanza clinica dai non esperti, infatti, è tipico ascoltare persone che dicono a chi soffre di attacchi di panico: “non è niente è solo panico, ridici su”. Queste tipologie di frasi non solo evidenziano una mancanza di conoscenza minima sul disturbo, ma aumentano la disistima di chi ne soffre.

Il disturbo di panico è un disturbo che compromette significativamente il funzionamento sociale, lavorativo, affettivo e famigliare della persona. Durante l’attacco di panico la persona oltre a sviluppare la costellazione di sintomi sopra citati, diviene inoltre ipersensibile agli stimoli visivi e uditivi, si sente svenire e può sperimentare derealizzazione, dejavu (sensazione di esperienze già vissute).

Come ho accennato, l’attacco di panico ha un esordio improvviso, irrompe mentre la persona sta compiendo una normale attività quotidiana. L’individuo si ritrova quindi destabilizzato in una situazione di estrema paura che non riesce a capire, con l’unico desiderio di fuggire dal luogo in cui si trova. L’attacco di panico, ribadisco, raggiunge la sua massima intensità entro dieci minuti e poi svanisce, lasciando la persona in una fase definita “post-critica” caratterizzata da malessere, disagio, apprensione, confusione, tensione, debolezza, che può durare per ore.

I comportamenti della persona che soffre di attacchi di panico

Tipicamente dopo l’avvento del primo attacco di panico la persona inizia ad avere paura che possa nuovamente manifestarsi un episodio di panico, vivendo assordito da una preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi o delle loro conseguenze (paura di morire, sensazione di soffocamento, tachicardia, ecc). Conseguentemente alla paura di una nuova manifestazione di panico, la persona inizia a mettere in atto comportamenti di evitamento, con una significativa alterazione del normale funzionamento. In altre parole mette in atto comportamenti pianificati al fine di evitare ipotetici attacchi di panico, come evitare di fare esercizio fisico, oppure di affrontare situazioni non conosciute.

Cure e trattamenti per gli attacchi di panico e ansia patologica

Tutti conoscono gli psicofarmaci e questi eccezionali prodotti non solo altro che sostanze che intervengono sui sintomi, ma non consentono di intervenire sulla causa e sull’origine degli attacchi di panico. Certo, la strada più semplice è assumere una sostanza che può fare al nostro posto ciò che in realtà dovremmo far noi, (affrontare il disturbo) ma tale strategia, oltre a non rappresentare la miglior cura, generalmente ha effetti collaterali che si manifestano intensamente a lungo termine, con una forte ricaduta sintomatologica.

Attenzione, il mio discorso non è assolutamente finalizzato a discriminare l’utilità degli psicofarmaci, poiché quando i sintomi sono floridi (eccessivi, evidenti) e non consentono di lavorare sulla consapevolezza del disturbo, gli psicofarmaci sono opportuni e necessari. Ciò che intendo dire è che molti disturbi d’ansia e quindi il disturbo di panico, possono essere affrontati anche senza farmaci inibitori, poiché, come le ricerche confermano, solo attraverso l’individuazione dei comportamenti disfunzionali e paradossalmente alimentatrici del problema, si può giungere a una reale remissione dei sintomi.

Chiaramente ogni persona necessità di un sostegno o di un trattamento che tenga conto delle sue difficoltà ma anche delle sue risorse, che valuti attentamente e clinicamente ogni aspetto del problema, che consenta e che motivi al superamento del disturbo, a differenza del farmaco che “delegando la soluzione” aumenta la disistima delle proprie capacità.

Come l’attacco di panico compromette tutti gli aspetti di vita, è vero anche l’esatto contrario: ossia che si può intervenire su situazioni di vita o sui comportamenti reiterati nel tempo che possono compromettere e quindi curare gli attacchi di panico.

Si tratta indubbiamente di un disturbo complesso ma possiamo anche notare che si tratta di un problema ampiamente risolvibile, se trattato insieme a un professionista empatico e attendo. Nell’articolo esercizi per bloccare l’ansia è possibile acquisire una particolare tecnica usata in ambito militare, durante un’operazione chirurgica o in genere in situazioni in cui l’ipotesi dell’errore non è possibile, che vi consentirà di diminuire l’ansia, la paura, la frequenza cardiaca o semplicemente di ripristinare il controllo in situazioni in cui il controllo state per perderlo. Consiglio di impararla poiché è semplice ed efficace (come dimostrato da numerose ricerche), io la insegno nel Corso sulla Psicologia della Difesa Personale per uscire da panico e per bloccare eventuali traumi psichici nel post conflitto.

Curare gli attacchi di panico conclusioni

Il disturbo di panico è un disturbo notevolmente diffuso e particolarmente invalidante, spesso il risultato di motivazioni inconsce o preconsce ignorate, che poi si manifestano collateralmente. Intervenire attraverso un intervento psicologico personalizzato è la strada risolutiva per la remissione dei sintomi e per ripristinare il normale funzionamento di vita. In molti casi è sufficiente individuare le strategie disfunzionali messe in atto per risolvere il problema e paradossalmente lo alimentano e lo sostengono, per giungere in poco tempo al superamento del panico o dell’ansia.

È possibile richiedere una consulenza psicologia online

Consigli

  • Osserva dove o quando la tua paura di sviluppare il panico aumenta;
  • Individua le strategie che metti in atto per contrastare il panico;
  • Cerca di affrontare a piccoli passi la tua paura;
  • Chiedi aiuto allo Psicologo.

Avvertenze

  • Se deleghi a un farmaco la soluzione al problema, rischi l’evoluzione latente delle stesso, il quale si ripresenterà intensamente;
  • Se continuerai a dirti che non c’è cura, il tuo inconscio potrebbe crederci, quindi inizia a essere proattivo.

 

About Author

Giorgio Spennato

Psicologo Clinico Forense, iscritto all'ordine degli Psicologi della Regione Puglia, referente nazionale in materia di criminologia e sicurezza per IKMI. Psicologo a Gallipoli - Lecce

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