Bullismo consigli su come intervenire
Chi non conosce il fenomeno del bullismo, può facilmente comprenderlo guardando il telegiornale. E’facile ascoltare storie di bullismo, e in particolare di quello che possiamo definire “bullismo estremo”. Il bullismo estremo è solo la punta dell’iceberg, la manifestazione esplicita di un fenomeno che quotidianamente la vittima subisce. Gli episodi di bullismo, che sono identificati solo dopo violenze estreme o suicidi a esso correlati, si differenziano dai delitti d’impeto, nei quali l’aggressore perde il controllo, commettendo l’omicidio/femminicidio. Nel primo caso, il bullo persevera quotidianamente nei confronti della vittima, in modo diretto e indiretto, per poi mettere in atto comportamenti estremi. Metaforicamente una sorta di “gioco a livelli”, dove giorno dopo giorno, la violenza e la prevaricazione aumentano nell’intensità, raggiungendo livelli inauditi e pericolosi.
Stiamo parlando di ragazzi, giovani, studenti, che si affacciano per la prima volta nel contesto scolastico, sperimentano l’allontanamento del luogo protetto ( la famiglia), adolescenti che iniziano a conoscere il mondo e a sviluppare la propria autonomia e individualità. Stiamo parlando di ragazzi in grado di mettere in atto le più atroci violenze, senza la consapevolezza della realtà o del dolore altrui. Giovani in grado, come avvenne a Torino, di indurre l’amico a mangiare escrementi, a subire atti sessuali usando un ombrello. Stiamo parlando di ragazzi che costringono la vittima prescelta a stendersi sui binari del treno, mentre veniva bersagliato da pallottole di gomma sparate con un fucile ad aria compressa. E’ tutto questo non succede in America, ma in Italia, è precisamente come nell’ultimo caso, in provincia di Lecce.
Non è il caso di allarmarsi, non sempre il bullismo porta a questi comportamenti estremi. Dall’altro lato però, se è errato definire bullismo ogni minimo comportamento conflittuale che i ragazzi incontrano a scuola o in altri ambienti, è errato anche sottovalutare il fenomeno del bullismo, le richieste di aiuto, che vengono espresse attraverso il silenzio, perché spesso è proprio nel silenzio che si nasconde e si alimenta il problema
Bullismo e violenza adolescenziale: come intervenire
Per intervenire nei confronti del bullismo non è sufficiente indurre la vittima a reagire, o rimproverare il bullo per il suo comportamento ostile. Non serve, o meglio serve a bel poco. Bisogna capire il “nemico” e per nemico non intendo chi provoca la violenza ma il fenomeno e le dinamiche psicologiche degli attori coinvolti. Carnefice e perseguitato sono entrambi vittime, anche se con ruoli o problematiche opposte. Vediamo le caratteristiche principali:
- Il bullo è generalmente un bambino aggressivo, impulsivo, con uno scarso controllo degli impulsi, favorevole alla violenza e sadico nel provocarla. Ama dominare l’altro, generalmente individua il bambino più facile da sottomettere, perché anche per lui la paura è un’emozione da evitare. Il bullo non ama le regole, ama trasgredirle, per dimostrare la sua forza e il suo potere, ricercando le lodi degli altri. E’ tipicamente forte da un punto di vista fisico, mentalmente non riesce a riconoscere le emozioni degli altri e la mancanza empatica lo spinge verso violenze e sottomissioni atroci. Il bullo è un problema per gli altri e per se stesso poiché il suo comportamento esplicito nasconde qualcosa di pericoloso per la propria vita. Infatti, la letteratura scientifica afferma che se il comportamento del bullo persiste negli anni, molto probabilmente sopraggiunge la genesi del disturbo antisociale di personalità, (in passato definito psicopatia o sociopatica) caratterizzato dall’incapacità di rispettare le leggi e la predisposizione a condotte delinquenziali importanti.
- La vittima di bullismo è tipicamente un bambino insicuro e ansioso, isolato e non in grado di difendersi, a causa di una fragilità psicologica o fisica. Se pur abili in molte attività, generalmente in quelle fisiche e sociali tendono a dimostrare insicurezza e una scarse capacità, conseguenti e in linea con un’autostima ridotta, con una visione di sé fragile e indifesa. Pur riconoscendo le ingiustizie che subiscono, hanno paura a chiedere aiuto per evitare di essere derisi dai compagni (bulli indiretti/sostenitori) o per evitare un successivo scontro con il bullo. Molto spesso, a causa di una perenne ansia e per evitare ripercussioni, non chiedono aiuto agli insegnati o ai propri genitori ma alimentano silenziosamente il problema nel loro interno, debellando ancora di più la propria autostima, autoefficienza, fiducia in se stessi. La vittima di bullismo va compresa, ascoltando i silenzi e osservando i comportamenti in modo tale che la paura venga pian piano affrontata e superata. Anche in questo caso, se il fenomeno non è individuato attraverso gli indicatori che il bambino indirettamente esprime, si può dar seguito allo sviluppo di un disturbo dell’umore, come la depressione adolescenziale.
Il bullismo si realizza principalmente nelle dinamiche tra bullo e vittima ma lo scenario coinvolge anche i sostenitori del bullo, i ragazzi neutrali e gli adulti che non individuano il fenomeno.
Interventi per prevenire e fermare il bullismo
Esistono diverse metodologie e tecniche che consentono con efficacia di prevenire e fermare il bullismo. In particolare l’educazione socio-affettiva è un metodo educativo di sviluppo della conoscenza di sé e delle proprie emozioni, finalizzato a migliorare le relazioni di gruppo, sviluppando abilità di comunicazione, negoziazione, cooperazione, tolleranza, che sono fondamentali in ambito lavorativo, sociale e affettivo. L’educazione socio-affettiva utilizza la tecnica del circle-time: consiste nel disporsi in cerchio, con la consegna di esprimere a turno la propria opinione o emozione, in base al problema emerso in concomitanza con la consegna di non giudicare l’opinione degli altri, imparando cosi il rispetto per le visioni diverse dalle proprie, la tolleranza, il rispetto dell’altro e dei turni. Attraverso la tecnica del circle-time, il bambino impara a rispettare gli altri, a riconoscersi con gli stessi diritti e doveri, a gestire in modo diplomatico le conversazioni conflittuali, gestendo e regolando le emozioni aggressive e impulsive.
Un altro metodo molto efficace per debellare comportamenti di bullismo è la prer-education, un metodo di apprendimento e d’insegnamento che vede i bambini come protagonisti principali. In questo metodo i bambini o gli adolescenti sono divisi in piccoli gruppi, all’interno dei quali ciascuno assume un ruolo ed ha la responsabilità di trasmettere un contenuto o un’informazione agli altri membri del gruppo. Questo piccolo “gioco” consente di attivare uno scambio reciproco, motivando lo studente alla partecipazione, alla regolazione tra quando è chiamato a comprendere passivamente i contenuti e quando invece è chiamato a trasmetterle in autonomia. In quasi tutti i progetti di prevenzione e d’intervento contro il bullismo si utilizzano queste due metodologie che devono essere integrate con un ambiente favorevole, armonioso.
Consigli per i genitori
La prima cosa da fare per contrastare il bullismo è riconoscerlo. Può sembrare un discorso semplice ma il bullismo nasce e si alimenta nel silenzio, nella paura, nell’isolamento e nel dolore interno che viene represso dal bambino. Un’emozione che non viene espressa, elaborata, superata adeguatamente, è un’emozione che rischia di diventare sintomo, che si trasforma in comportamenti a rischio, che “corrode l’anima”. Un bambino vittima di bullismo vive una situazione di paura e di conseguenza tende a non esprimere i propri vissuti o le proprie esperienze. Riconoscerlo è quindi indispensabile e primario.
E’ fondamentale cogliere gli indizi che esprimono che “qualcosa non va per il verso giusto”, senza essere troppo ansiosi o iperprotettivi, ma cercando di instaurare un rapporto di fiducia e incoraggiando il bambino a esprimere i suoi vissuti interni. Bisogna rompere il ciclo di paura e di vittimismo, intervenendo in modo armonioso e funzionale. In particolare, se si notano comportamenti di chiusura, isolamento, ostilità, ansia ingiustificata, rifiuto per la scuola, sintomi fisici, abbandono delle attività che prima lo entusiasmavano, è fondamentale intervenire tenendo in mente questi punti:
- La vittima di bullismo va aiutata a sentirsi sicuro e per fargli acquisire sicurezza personale. Non dovete sostituivi a lui, ma è opportuno promuoverla, sostenendolo il proprio figlio, in modo graduale ad affrontare e superare le sue insicurezze.
- Dovete incoraggiare l’assertività e non l’aggressività, in quando quest’ultima può diventare solo una soluzione a breve termine, ma inefficace in termini di sviluppo.
- Rassicurate il proprio figlio, cambiando la visione negativa che ha di sè, trasformando il pensiero da: sono io fragile/sbagliato – è lui fragile/sbagliato.
- Il bambino per crescere e rafforzare la sua personalità deve affrontare le difficoltà dello sviluppo e il compito genitoriale è il sostegno e mai la sostituzione, che lo rende passivo e incompetente.
- Potenziate la sua autostima, promuovendo le attività dove si riconosce competente. Focalizzatevi sulle risorse del bambino, utilizzandole per lo sviluppo di quelle mancanti.
- Osservate analiticamente i propri stati d’animo e la trasmissione indiretta che offrite al proprio bambino. Se siete in uno stato di preoccupazione, dovete prima intervenire sulle vostre emozioni, suoi messaggi non verbali che gli trasmettete, sui vostri pattern di comportamento, poiché il bambino apprendere per imitazione e modellamento.
- Informate gli insegnati per stabilire una strategia di prevenzione e d’intervento, finalizzata a prevenire e debellare il fenomeno, garantendo al bambino un ambiente sicuro.
- Chiedete una consulenza a un esperto, spiegando in termini semplici le vostre paure e quelle del proprio figlio. Il bullismo può essere estremamente pericoloso ma allo stesso tempo è possibile intervenire efficacemente per contrastarlo, iniziando dal potenziamento e dalla crescita personale, attraverso training individualizzati e specifici.
Conclusioni
In quest’articolo, ho spiegato in sintesi il fenomeno del bullismo e le sue implicazioni comportamentali e psicologiche. Il bullismo non è un disturbo o un deficit, ma un ostacolo che il proprio bambino incontra durante l’incontro (e lo scontro) con l’altro. Una “sfida” che va superata attraverso il potenziamento personale, una sfida che non va sottovalutata, ma richiede l’intervento dell’adulto.
Il bullismo riguarda prevalentemente l’adolescente ma è possibile riscontrarlo anche tra gli adulti. Nell’articolo Corso sulla Psicologia della Difesa Personale è possibile leggere le dinamiche psicologiche e fisiologiche attivate dal nostro organismo durante un’aggressione, le strategie di prevenzione, l’importanza di una preparazione mentale e fisica. Per una consulenza specifica e per un programma di potenziamento personale, non esitate a contattarmi.
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