L’efficacia della psicoterapia
Il tema della “cura degli affetti” è antico quanto la civiltà stessa, e i tentativi empirici del “prendersi cura” della sofferenza emotiva e dei disturbi psichici sono parte integrante dei sistemi medici dell’antichità, sia occidentale sia orientale. Etimologicamente la parola psicoterapia – “cura dell’anima” – riconduce alle terapie della psiche realizzate con strumenti psicologici quali il colloquio, l’analisi interiore, il confronto, la relazione, ecc. nella finalità del cambiamento dei processi psicologici dai quali dipende il malessere o lo stile di vita inadeguato, e connotati spesso da sintomi come ansia, depressione, fobie, ecc.
Negli ultimi cinquant’anni la ricerca in psicoterapia ha conosciuto un particolare sviluppo giungendo a dimostrare, con migliaia di studi, l’efficacia e l’efficienza di molti trattamenti psicoterapeutici per un ampia gamma di problematiche psicologiche.
Il cambiamento in psicoterapia
Nella letteratura sulla psicoterapia la parola “cambiamento” è probabilmente la parola più citata, o perlomeno, una delle più citate. In psicoterapia, intesa come pratica clinica, il cambiamento riveste un ruolo centrale e indispensabile, e tale processo è un fenomeno complesso e dinamico. Questa complessità, secondo l’approccio sistemico può essere descritta in termini di autorganizzazione, che attraverso inevitabili momenti di “turbolenza e disordine interno”, consentono poi una riorganizzazione interna basata su assetti nuovi dominanti e più funzionali. In psicoterapia si evidenzia tale fenomeno, caratterizzato da un andamento perturbante, disordinato a volte con evidenti e apparenti peggioramenti sintomatici e comportamentali.
Quando il paziente cambia, non cambia progressivamente seguendo una ristrutturazione lineare ed equilibrata, al contrario, il cambiamento si manifesta attraverso momenti di stallo, di resistenza, attraverso una disorganizzazione che può, in alcuni casi, peggiorare la sintomatologia e ledere l’equilibrio disfunzionale. Il cambiamento quindi, necessità di disorganizzazione, per consentire successivamente al sistema di riorganizzarsi in modo più adattivo e funzionale.
Il processo terapeutico è un sistema complesso aperto, caratterizzato da diversi elementi strutturali, che interagiscono tra di loro secondo un modello lineare o circolare. Le ricerche empiriche in tal senso, evidenziano che i cambiamenti significativi in psicoterapia sono caratterizzati da modificazioni non lineari e discontinue che riflettono periodi d’instabilità e tali periodi sono una condizione necessaria, anche se non sufficiente, alla ricostruzione del sistema terapeutico (Gelo, Ramseyer, Mergenthler & Tschacher, 2008; Hayes & Stauss, 1998; Pascual-Leone, 2009; Schiepek, 2003).
Un alternarsi di attrattori disfunzionali e l’emergere di potenziali altri attrattori, più adattivi, passando per fasi d’instabilità critica, sembra essere dunque il preludio, e il mezzo per il cambiamento in psicoterapia. Cosi come avviene per i sistemi complessi in generale, anche il sistema terapeutico si modifica all’interno di una dinamica oscillatoria tra tendenza alla stabilità e apertura alla variabilità. Si parlerà di cambiamento di primo ordine se il processo terapeutico tenderà attorno a pattern di funzionamento esistente (cambiamento conservativo), di cambiamento di secondo ordine se pattern usuali di funzionamento andranno invece incontro a cambiamenti trasformativi tendenti alla variabilità (trasformazione dinamica).
Cambiamento di primo e secondo ordine in psicoterapia
Il cambiamento di primo ordine, denominato anche cambiamento conservativo, rappresenta all’interno del processo terapeutico le modificazioni cui va incontro il sistema terapeutico, le quali non superano una determinata soglia critica, rimanendo organizzati attorno ad una configurazione di funzionamento stabile che non implica alterazioni strutturali. Il cambiamento del sistema avviene, ma rimane organizzato attorno a un attrattore, le modificazioni sono lineari e di lieve entità e di conseguenza, il sistema si trova in una condizione di stabilità dinamica che è garantita dall’interazione sincronizzata delle proprie componenti. Questo cambiamento avviene quando le perturbazioni esterne non superano una determinata soglia critica e possono essere assimilate dal sistema. Nel cambiamento di primo ordine la relazione terapeutica può essere caratterizzata da stabilità siccome tende verso gli attrattori ogni qualvolta incontra cambiamenti che la perturbano, una stabilità dinamica che è garantita dall’interazione sincronizzata delle proprie componenti. Questi attrattori possono essere descritti quantitativamente da corrispondenti parametri d’ordine, che oscillano attorno ad un valore preferenziale al passare del tempo, osservati quindi all’interno di intervalli temporali che vanno dal micro (secondi, minuti all’interno delle sedute), alla macro (settimane, mesi, lungo il corso della terapia).
Il cambiamento di secondo ordine al contrario del primo, implica un cambiamento nella struttura delle configurazioni di funzionamento denominati dal sistema, determinando la costruzione di comportamenti nuovi e più funzionali. In questo caso il cambiamento è di natura non lineare e discontinua, che si realizza attraverso la destabilizzazione degli usuali pattern di funzionamento (attrattori). Questo cambiamento denominato trasformativo, avviene quando le perturbazioni hanno un’entità cosi grande da non consentire un’assimilazione entro il sistema e le configurazioni esistenti, con una conseguente fase di instabilità critica, caratterizzata da turbolenza, instabilità, disordine, a livello macroscopico e dall’interazione, de sincronizzata dalle sue componenti a livello microscopico (Haken, 2010; Kelso, 1995).
Nel processo psicoterapeutico, il cambiamento di secondo ordine genera una messa in discussione del vecchio pattern di funzionamento, in cui le sue componenti non si trovano più ad agire in maniera sincrona ma sfalsata, che consente una varia gamma di possibili comportamenti nuovi all’interno del sistema, tipici di questa fase d’instabilità. Questo cambiamento discontinuo e non lineare è caratterizzato da una destabilizzazione dell’intero sistema, caratterizzato da elevato disordine, necessario secondo un punto di vista sistemico, per una riorganizzazione nuova del sistema stesso. Gli agenti del cambiamento che superano un certo valore/soglia causano forte instabilità e successiva (in casi ottimali) riorganizzazione del sistema e possono essere misurati e quantificati utilizzando procedure e strumenti adeguati. Una volta che il sistema si è destabilizzato, può insorgere una fase di riorganizzazione, che può essere più o meno adattiva, in base al livello di flessibilità che può raggiungere la nuova struttura del sistema.
Nella fase d’instabilità, la relazione terapeutica deve consentire al paziente di sentirsi sicuro e protetto e di esplorare attraverso le risorse che possiede, modalità di funzionamento alternativo, per consentire il superamento o la sostituzione di vecchi pattern disfunzionali con altri più adattivi. Se tutto ciò si realizza, la destabilizzazione iniziale consente una riorganizzazione nuova dell’intero sistema, il quale tenderà verso attrattori nuovi con evidente miglioramento terapeutico. Al contrario se la relazione terapeutica non consentirà al paziente di sentirsi protetto e sicuro, impedendo l’attivazione delle risorse personali, il suo funzionamento tenderà verso i vecchi attrattori, non consentendo il loro superamento e il sistema terapeutico andrà incontro a tentativi terapeutici privi di miglioramento.
Riassumendo i precedenti concetti, adottando la teoria dei sistemi dinamici, il cambiamento in psicoterapia non avverrà secondo una linearità graduale e continua ma al contrario sarà caratterizzata da forti cambiamenti discontinui e non lineari e in base a una serie di forze che spingono il sistema a resincronizzarsi e si potranno configurare due possibili scenari evolutivi del sistema, che sarà di tipo adattivo se il sistema consentirà l’insorgere e l’acquisizione di pattern di comportamento innovativi o al contrario sarà spinto a ritornare alle modalità di funzionamento originarie. In entrambi i casi si noterà un cambiamento delle oscillazioni dei valori del parametro d’ordine prescelto, in cui nel primo caso tenderà verso un nuovo valore medio, mentre nel secondo caso ritornerà al range di valori che caratterizzava l’attività del sistema prima della destabilizzazione.
Organizzazione funzionale e disfunzionale in psicoterapia
Come abbiamo accennato, il sistema terapeutico tende e si organizza attorno ad attrattori differenti che possono essere funzionali o disfunzionali. Gli attrattori funzionali sono pattern di funzionamento desiderabili del sistema paziente, del sistema terapeuta e/o della diade e rappresentano il terreno su cui fondare il lavoro clinico e pertanto devono essere stabilizzati e rinforzati il più possibile. Questi possono caratterizzare il sistema terapeutico sin dall’inizio del trattamento, oppure possono essere sviluppati come risultato delle sedute precedenti (esempi possono essere la responsività del paziente, l’alleanza terapeutica.)
Gli attrattori disfunzionali, costituiscono si modalità di funzionamento del sistema terapeutico altrettanto stabili e familiari, ma a differenza di quelli funzionali che devono essere rafforzati e sviluppati, gli attrattori disfunzionali devono essere superati in quanto rappresentano un ostacolo al raggiungimento degli scopi terapeutici del trattamento a breve, medio o lungo termine. Rappresentando quindi gli obiettivi principali del lavoro clinico. Da questo punto di vista diventa quindi importante in psicoterapia individuare gli attrattori dominanti per poterli, a secondo dei casi, rinforzare o superare.
Bibliografia
Spennato, Sincronia verbale e regolazione cognitivo-emotiva. Uno studio macro analitico, 2015.
Gelo, Ramseyer, Mergenthaler, & Tschacher, 2008; Tomicic, 2011; Tschacher, Ramseyer, & Grawe, 2007; Tschacher, Scheier, & Grawe, 1998
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